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This note is found by the altar in the crypt of the Vecchia cappella.

Missioni associate[]

Dal diario[]

Ho perso tutto. Non ho più nulla. Non mi resta che lasciare questa lettera alla mia famiglia e, quando avrò terminato di raccontare la mia storia di orrore e sofferenza, togliermi la vita.

Sembrano trascorsi secoli, ma un tempo siamo stati felici, io e la mia splendida moglie Ornesta. Ci siamo sposati in grande stile, con una festa sfarzosa, e un anno dopo è nata la nostra adorata Mildburga. Tutti lodavano la sua bellezza, dicevano che era l'immagine di sua madre. Ornesta non sembrava gradire il paragone, ma all'inizio non vi diedi peso. La famiglia si allargò: prima nacque Matilda e poi Ethel, entrambe belle come angeli. Ornesta invece... Non dimenticherò mai la sera in cui la vidi seduta, intenta a pettinarsi, mentre le piccole piangevano disperate. Le dissi che le bambine avevano fame, e per la prima volta perse il controllo: si mise a urlare che non avevano il diritto di avere fame, dal momento che le avevano rubato bellezza e giovinezza, e che questo doveva bastare a sfamarle.

Dovevo capirlo. Dovevo capire che la follia si era insinuata nella mente della mia sposa e che ogni elogio alla bellezza delle figlie non faceva che aggravare la situazione. Anno dopo anno, le piccole si facevano sempre più graziose. Il tempo invece sembrava accanirsi su Ornesta, dal cui volto e dal cui corpo sembravano ormai svanite tutte le tracce della passata bellezza.

Una notte fui svegliato dalla luna, che illuminava tutto del suo biancore latteo. Mi accorsi improvvisamente che la capanna era vuota, così corsi fuori seguendo le impronte che conducevano in direzione del cimitero della cappella. Avevo il cuore in gola...

Le trovai, tutte e tre, distese attorno alla fontana. Se non fossero state le mie figlie, non le avrei riconosciute: il loro volto era orrendamente mutilato, brandelli di carne erano sparsi tutt'intorno. Mentre me ne stavo lì impietrito dall'orrore, ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse osservando. E avevo ragione: Ornesta era lì, arrampicata su un albero solitario. Si era legata al collo una corda e urlava: "Mi hanno rubato tutto! Tutto ciò che avevo, tutto ciò che volevo!" Poi saltò.

La mia Ornesta è morta. Come pure le mie bambine. E presto mi unirò a loro. Ho donato agli dèi tutto ciò che avevo, nella speranza che concedano il perdono a me e alla mia amata Ornesta...
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